Sergio Leone

di Andrea Zani, in Imho,

Ieri sera, 11 novembre, hanno trasmesso su Rete4 il film C'era una volta il West. Dal grande amante dei film westerm - soprattutto spaghetti western - che sono, non me lo sono perso anche se era ormai la decima volta che me lo vedevo interamente.

La cadenza lentissima che ha questo film, la storia della vendetta di Bronson per il fratello, una stupenda Cardinale, Henry Fonda - il buono d'America - trasformato in un cattivo che più cattivo non si può, la sfida tra la società moderna del denaro contro quella dell'eroismo del singolo individuo, la fine del selvaggio Western... Il tutto trasforma questo film in un capolavoro della cinematografia. Leone in questo film sembra finalmente libero da ogni costrizione, libero di dirigere un film a modo suo, libero di usare le sue lente cadenze, i suoi dialoghi, il tutto accompagnato dalle musiche dal suo amico fedele Morricone.

Ricordo che questo film è quello che ha i titoli di testa più lunghi della storia del cinema... 15 minuti... in cui lo spettatore si vede i tre cattivi alla stazione nell'attesa di Bronson... sì, l'attesa, un'attesa che deve assistere anche lo spettatore mentre il rumore di una macina a vento fa da noioso accompagnamento. Nessun dialogo, tranne le poche parole del capostazione che chiede per tre biglietti sette dollari e trenta - ma quanto costa il biglietto singolo visto che tale cifra non è divisibile per tre? - quindi l'attesa, la snervante attesa. Quindi iniziano le singole scene dei tre cattivi, il cui prima si cimenta in una sfida con una mosca che gli ronza sempre intorno al viso, l'altro con l'acqua che gli cade sul cappello, e l'ultimo con le sue dita. Finalmente arriva il treno, e l'ultimo titolo - la scritta "regia di Segio Leone" - si forma proprio dinanzi al locomotore che si sta ormai fermando. E' la fine dell'attesa, la fine dei titoli di testa... Una curiosità: Leone volle per questa scena gli stessi protagonisti di "Il buono il brutto e il cattivo", ma Eastwood e Cleef non vollero.

Segue la scena della morte della famiglia dell'irlandese. Qui il tocco di Leone ha osato ciò che nessun regista aveva mai nemmeno pensato. Prende l'attore buono, il buono d'America. Henry Fonda, e alla sua prima apparizione, tra il vento che spazza in un cortile polveroso dove sono presenti solo morti, ammazza un bambino solo perché aveva sentito il suo nome - tale scena sarà ripresa da Bova nel film "Ultimo".

Quindi il film è un suggeguirsi di apparizioni. Bronson "Armonica" - l'unico al mondo in grado di suonare l'armonica senza soffiare in essa visto che in tutte le sequenze in primo piano e evidente questa cosa, forse voluta - compare dopo la scena inziale nel saloon-stalla con gli altri protagonisti del film, Cheyenne, e la Cardinale; ma i veri protagonisti sembrano essere proprio il cattivo Henry Fonda e l'italiano Ferzetti, un magnate malato a cui rimane poco tempo di vita, il cui unico sogno e unire con la ferrovia le due coste dell'America. Ferzetti - nel film Morton - simboleggia il capitalismo, la società moderna e Fonda - nel film Frank - l'uomo eroico, il vero uomo, coraggioso. Il primo combatte per il suo potere per tutto il film con il denaro, il secondo con la pisolta, ultimo simbolo del selvaggio western. Nessuno dei due sopravvive. Leone sceglie una morte caratteristica per Morton; esso muore agonizzante in una pozzanghera mentre sente il suono delle onde dell'oceano cui voleva giungere. Frank muore come l'ultimo uomo del vero Western vuole, in un duello, proprio contro "Armonica" che gli appare dinanzi in molte scene del film e di cui non sa nulla.

Le parole finali di Frank caratterizzano il suo personaggio:
- ... io sono solo un uomo... - a cui Armonica risponde: - Una razza vecchia... arriveranno altri Morton e li spazzeranno via...
Tutto il discorso si conclude alla fine con Frank che sentenzia:
... io non sono qui né per i soldi e né per la ragazza... io sono qui solo per te, perché so che adesso tu mi dirai che cosa vuoi da me...

Che mostra il vero valore dell'uomo del selvaggio western, a cui non importa nulla se non il proprio onore. E lo stesso è per Bronson, lì solo per la sua vendetta verso il fratello ucciso da Frank - straordinaria la sequenza dell'impiccaggione, scena che si intravede nei ricordi di tutto il film di "Amonica" - Leone in un'intervista disse:

... il western per me è la virilità dell'individuo, e quindi anche la vendetta. In "C'era una volta il West" la vendetta esiste, è precisa, è l'ossessione di Bronson; dopo averla compiuta dice: "Io sono finito. Io non so dove andare. La mia vita finisce qui", ha perso l'interesse per la vita...

Nel finale del film "Armonica" se ne va con il cadavere di Cheyenne, non si sa dove andrà, cosa farà. La vera vincitrice e Jill - Claudia Cardinale - che continuerà con il progetto della stazione.

In questo film Leone ha dato inizio alla sua vera natura di narratore, cosa non riuscita con i primi due film western: "Per un pugno di dollari" e "Per qualche dollaro in più". In "Il buono, il brutto e il cattino" - il mio film preferito - ha i primi timidi tentativi di lento narratore. Come non ricordare la sequenze del capitano nordista che ha come sogno la distruzione del ponte per salvare tutti i suoi uomini obbligati al macello per una "cacca di mosca" sulle mappe del Comando? Leone qui diventa poeta. Ferito a morte, steso su una beralle, al capitano è permesso di vedere il suo sogno avverarsi prima della morte. Oppure il breve dialogo tra Tuco e il fratello frate in cui il cattivo piange per la morte della madre...

Ma il vero capolavoro dove finalmente Leone è libero, può raccontare la sua storia con la sua tempistica, senza legacci, senza freni, è nell'immenso capolavoro "C'era una volta in America", dove le scene da antologia si susseguono con un bravissimo De Niro.

Commenti

Visualizza/aggiungi commenti

| Condividi su: Twitter, Facebook, LinkedIn

Per inserire un commento, devi avere un account.

Fai il login e torna a questa pagina, oppure registrati alla nostra community.

Nella stessa categoria
I più letti del mese