Il disastro del Gleno

di Andrea Zani, in Imho,

Questa è una data importante per la storia della mia valle e di una zona limitrofa che è stata la vera vittima dei fatti accaduti ben ottant'anni fa proprio in questo giorno: 1 dicembre 1923. Le persone che hanno vissuto questa data hanno ancora ben chiaro il ricordo di quel giorno quando in pochi istanti morirono, secondo le stime ufficiali, più di 350 persone ? altre fonti affermano che le vittime erano state 500.

Dopo la fine della prima guerra mondiale la mia valle, la Val Camonica ? valle a nord del lago d'Iseo ? era in pieno sviluppo industriale. Erano sorte industrie metallurgiche importanti e molte altre industrie. Il fabbisogno energetico era cresciuto in maniera esponenziale e una nota società di Milano decise di creare una centrale idroelettrica in una valle laterale alla val Camonica: in val di Scalve, ­valle che a quell'epoca viveva di pastorizia - era stata trovato un sito adatto alla costruzione di una diga in una zona a nord della valle stessa a quota 1500 mslm. L'altopiano utilizzato fino a quel momento per la pastorizia fu trasformato in pochi anni in un bacino grazie alle possenti mura costruite per convogliare le acque dei torrenti della zona. Gli abitanti dei piccoli paesi della zona si trovarono in poco tempo, sui fianchi della montagna che ben conoscevano e proprio sopra la loro testa, quell'imperiosa costruzione in cemento armato. Le testimonianze dell'epoca parlano che già tra le gente c'era paura, e come poter dare torto vista la situazione? A infondere quella paura tra la gente c'erano anche le strane voci che provenivano dagli operai utilizzati per la costruzione della diga ? molti di questi erano proprio gli abitanti della valle. Molti avevano notato la scarsa qualità della materia prima utilizzata, il pressappochismo utilizzato nella costruzione, i tempi ristrettissimi per il completamento dell'opera ? testimonianze affermano che il bacino era riempito man mano che l'altezza della diga aumentava ­ma nessun operaio osava lamentarsi o criticare pena il licenziamento immediato. Ma uno dei fatti che ha creato le maggiori dicerie sulla diga era la trasformazione del progetto della diga durante la costruzione. Inizialmente doveva essere una diga di tipo "gravitazionale", ma poco dopo l'inizio dei lavori fu trasformata nel tipo "ad archi multipli".

Nell'ottobre del '23 la diga era conclusa:

La diga alla fine dei lavori

Alla fine della costruzione i problemi cominciarono immediatamente, i più gravi erano le perdite nella parte centrale del muro di sostegno della diga. A rafforzare eventuali problemi strutturali era il modo in cui era stata riempito il bacino, visto che il livello dell'acqua veniva tenuto costantemente sopra il livello di guardia. In questo periodo dove nacquero i primi problemi eravamo nel ottobre del '23. Furono chiamati gli ingegneri da Milano per controllare, e anche l'ingegnere capo del genio Civile fu in quei giorni alla diga; ma non presero nessuna decisione in merito se non accertarsi che i problemi erano reali. Verso la fine del novembre di quell'anno, le perdite dalla struttura dalla diga erano diventate di notevole portata.

Il primo dicembre, così viene raccontato, alle 6.30 del mattino, il guardiano della diga eseguendo il classico controllo sulla passerella fronteggiante la diga, sentì un violento moto sussultorio provenire dalla struttura. Quarantacinque minuti dopo, esattamente alle 7.15 del mattino, avviene il crollo della parte centrale della diga. Il contenuto del bacino, oltre 60.000.000 di metri cubi di acqua, si riversano nella valle sottostante travolgendo e spazzando via interi paesi. La "violenta fiumana" travolse e spazzò via ogni cosa che incontrava nella val di Scalve, e giunse presto nella val Camonica travolgendo, con effetti minori dovuti alla forza ormai indebolita moltissimo dal percorso effettuato, l'abitato di Darfo Boario Terme e molte industrie e case lì presenti.

Lo spettacolo che trovarono i soccorritori fu spaventoso. La "fiumana" aveva lasciato dietro di sé morte e distruzione. Come già detto, le vittime ufficiali furono poco più di 350, ma altre stime affermano che le vittime erano all'incirca 500. La notizia di tale disastro fece presto il giro della nazione anche se i mezzi d'informazione non erano da confrontare neanche minimamente a quelli odierni. Salì in valle per accertarsi dell'accaduto anche il Re d'Italia Vittorio Emanuele III. I colpevoli di tale disastro non furono mai puniti.

Questa primavera sono andato in quei luoghi. Era molto che non ci andavo. I resti della diga li si vede già durante la salita per i paesi ricostruiti dopo quel disastro. Si vede un muro sul fianco della montagna con uno squarcio nella parte destra. Niente più. Lasciata l'auto in un piccolo paese di forse un centinaio di abitanti ? Pianezza ? si può salire a piedi fino alla diga. Lasciata la piccola piazzetta del paese si deve camminare all'incirca mezzora. Si sale per un sentiero abbastanza impegnativo perché fatto di sassi a scalini, e sale ripido al fianco della montagna. Ad un certo punto il sentiero diventa comodo e pianeggiante, e fiancheggia il fianco destro della vallata; alla nostra sinistra il baratro della sempre più stretta valle dove scorre come prima della costruzione della diga i ruscelli della valle. Improvvisamente ci si trova dinanzi i resti della costruzione della diga:

Dopo una passerella si attraversa proprio lo squarcio della diga e ci si ritrova un piccolo e innocuo laghetto dove molti vengono a pescare, e l'altopiano coperto di erba e attraversato da piccoli ruscelli. Un posto molto bello. Ora quella zona è frequentata anche da turisti, appassionati di trekking (proseguendo il sentiero raggiunge un bellissimo rifugio dopo meno di due ore di cammino), pescatori e semplici curiosi. Proprio nel bel mezzo dello squarcio c'è anche un piccolo monumento e una targa che ricorda quel giorno.

Segnalo alcuni link riguardanti quel disastro; non ho foto recenti di quel posto, ed è molto che vorrei inserire qualche cosa in Internet a riguardo di quella zona... forse in futuro...

http://www.scalve.it/gleno/default.htm
http://www.valdiscalve.bg.it/vivere_la_natura/la_diga_del_gleno.htm

I resti di quella diga simboleggiano la stupidità umana, e avrebbero dovuto dare un insegnamento che probabilmente avrebbero potuto evitare il disastro ancora più grave del Vajont accaduto esattamente quarant'anni dopo.

Commenti

Visualizza/aggiungi commenti

| Condividi su: Twitter, Facebook, LinkedIn

Per inserire un commento, devi avere un account.

Fai il login e torna a questa pagina, oppure registrati alla nostra community.

Nella stessa categoria
I più letti del mese