Sarabanda

di Andrea Zani, in Imho,

Sempre più fuori dall'argomentazione informatica.

Sabato sera ci si ritrova con gli amici per una pizza. Fine serata in birreria con la promessa di non esagerare. Gli abusi di alcool sono un ricordo di una giovinezza ormai lontana. Arrivati a trent'anni si deve avere la testa sulle spalle: le esperienze del passato insegnano i propri limiti.

Rimasti in quattro entriamo in questa birreria per la fine della serata e per gli ultimi spettegolezzi. C'è la solita animazione con deejay. L'animatrice cerca, come una professionista deve fare, a coinvolgere la gente abbastanza numerosa nel locale. Quindi di sua iniziativa crea delle squadre, una per ogni tavolo. La scelta del nome della nostra squadra cade sulla parola dialettale desedàtc (si veda questo link per la traduzione). Il gioco in questione è una specie di Sarabanda. La dj fa iniziare un brano italiano e si deve indovinare il titolo e l'autore. Inizialmente non facciamo caso al gioco, anzi, lo ignoriamo. Ma alla seconda canzone ci rendiamo conto che come gioco è semplice. Tra di noi c'è gente veramente esperta di musica. Morale della favola: vinciamo a mani basse il gioco. Non ne sbagliamo una sebbene ci fossero nel locale gruppi molto più numerosi del nostro. Riusciamo anche a indovinare dopo tre secondi, la canzone "Non credo nei miracoli" di Laura Bono con l'incredulità dell'animatrice.

Ad ogni vittoria il locale viene offerto da bere. Finale della serata: usciti ubriachi. Ogni promessa è debito.

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